lunedì 4 marzo 2024

 Scrivere.

Tracciare sulla carta o su altra superficie segni grafici che convenzionalmente rappresentano fonemi, parole, idee, pensieri...

Così riporta il dizionario della Treccani. 

Questo è facile da intendere, ciò che appare più complesso è capire perché si scrive, perché attraverso questi "segni grafici" portiamo all'attenzione degli altri le nostre parole, le nostre idee, i nostri pensieri. 

Scrivere è per i più un bisogno, un impellente esigenza che si esaurisce quando il bianco della carta svanisce sotto l'inchiostro, quando finalmente abbiamo esaurito di raccontare, di dire su qualcuno o qualcosa che stava annidato nei nostri pensieri e che, necessariamente, ineludibilmente doveva uscire.

Forse il motivo recondito di questo gesto risiede nell'incessante ricerca di fama e gloria che taluni coltivano, ma non sempre la scrittura ha come gesto postumo la pubblicazione di uno scritto. Talvolta il destinatario delle nostre parole è esclusivamente uno, talvolta un gruppo, talvolta destinataria è la "gente". Eppure capita spesso a chi scrive di identificare quale destinatario del proprio pensiero unicamente il bianco del foglio che le nostre parole raccoglie e ferma.

Alcuni scrittori, di professione o di passione, scrivono per scappare, per allontanarsi dalla loro vita e dal loro mondo agganciandosi alle parole che scarabocchiano per scivolare altrove nello Spazio e nel Tempo. Essi sono capaci di raggiungere luoghi esotici, paradisiaci, inospitali o inaccessibili, incontrando animali feroci, rarissimi e simbolici senza allontanarsi mai dalla scrivania su cui tengono la schiena china. A volte addirittura si creano luoghi che sono reali solo nella loro infinita fantasia, che essi solo conoscono o che sono frequentati da esseri parimenti fantastici e chimerici. Travolti da un’infinita generosità, spesso questi novellieri condividono i loro racconti affinché altri sognatori, al loro pari, possano raggiungere dimensioni sconosciute per tornare alla realtà quotidiana più ricchi e più felici.

Quale fortuna per questi lettori trovare qualcuno che li conduce là dove cercavano di emigrare le loro aspirazioni, incontrare un Mondo che qualcuno ha costruito solo per sognatori e visionari quali essi sono!

In questo chi scrive può ritenersi un’artista: egli regala al mondo qualcosa che non c’era e nel farlo rende il mondo più ricco, migliore. Si scrive da luoghi lugubri e asfissianti, usando paradossalmente parole di una tale soavità da raggiungere l’apice della poesia. Ma si scrive anche da luoghi magnifici per narrare di cose spregevoli e indegne.

Scrivono i letterati, i filosofi, i viandanti, i pastori, i ragazzi, i depressi, gli utopisti, i presuntuosi e gli umili, i professionisti e i dilettanti, i cinici e i romantici, i guerrafondai e i portatori di pace. Scrivono i matti, perché anche nell'ultimo barlume di lucidità risiede la voglia degli uomini di raccontare le proprie idee.

Scrive chi soffre, per raccontare il proprio dolore agli altri o per esorcizzare la paura, per lasciare i suoi pensieri a chi verrà dopo di lui, perché ciò che resta non sia solo polvere.

Scrive chi il dolore lo sente per una colpa e confessarla lo aiuta a liberarsene, per redimersi e riscattarsi, cercando negli altri il perdono che gli permetterà di tornare a guardarsi allo specchio scevro dal peccato.

Si potrebbe citare chi ha scritto per denaro, per pagare debiti o per acquisire prestigio tra i propri pari, per scalare i viscidi gradini che separano gli umili dalle persone di rango.


Scrivere.

Tracciare sulla carta o su altra superficie segni grafici che convenzionalmente rappresentano fonemi, parole, idee, pensieri...

Così riporta il dizionario della Treccani. 

Io scrivo per rileggere. Scrivo per capire i miei pensieri, per raccontarmi cosa provo, per dirmi la verità, perché la carta non mi sa mentire.

Scrivo per parlarmi e da oggi, anche per parlare con te.



  Scrivere. Tracciare sulla carta o su altra superficie segni grafici che convenzionalmente rappresentano fonemi, parole, idee, pensieri... ...